Dal momento che la maggior parte della superficie del nostro pianeta è coperta dalle acque, gli scienziati stanno cercando di capire il modo per utilizzare questi vasti spazi, ed una di queste sfide è la generazione di energia rinnovabile. Esistono già dei pannelli solari che sulla superficie dei laghi e di altri bacini d’acqua, così alcuni ricercatori si sono chiesti se no nera il caso di applicare questo metodo anche ai mari e agli oceani, provando a sviluppare un nuovo prototipo di chiatta galleggiante su cui montare i pannelli solari.
Le piattaforme avvenieristiche si basano su un nuovo sistema di galleggiamento chiamato Heliofloat, per consentire alle pesantissime piattaforme cariche di pannelli solari di galleggiare e continuare a produrre energia elettrica. Il progetto è frutto del lavoro degli scienziati dell’Università di Vienna, che hanno risolto il problema ponendo i pannelli solare sopra dei cilindri flessibili chiusi e pieni d’aria. Questi cilindri smorzano l’energia delle onde, invece di assorbirla, funzionando in un modo simile alla zavorra delle navi e dei sottomarini. Poiché l’aria è a contatto diretto con l’acqua sotto di essa, si crea all’interno dei cilindri una colonna d’aria che funge da ammortizzatore. Le onde salgono e scendono, mentre la piattaforma rimane relativamente stabile. Questi cilindri possono tenere a galla piattaforme grandi quanto un campo di calcio, in grado di immagazzinare costantemente energia solare.
La tecnologia se realmente applicata, potrebbe potenzialmente consentire alle aziende di creare enormi impianti solari off-shore per contribuire a soddisfare i nostri crescenti bisogni energetici, con il vantaggio di porli in luoghi lontani e desolati, dove il loro impatto ambientale sarebbe minimo. Liberando le nostre campagne dagli impianti dal forte impatto visivo, destinandole ancora una alla coltivazione di prodotti alimentari.